Sui recenti fatti di Tiburtino III

In queste settimane a Tiburtino III si è fatto un gran parlare del
centro di accoglienza che dovrebbe ospitare un nuovo gruppo di rifugiati dislocati da altre strutture di
accoglienza dentro la città. La questione è stata immediatamente
cavalcata delle destre che, rivolgendosi alle paure e alla pancia del
quartiere già agitate dal perdurare della crisi economica, ha cercato
di manovrare le persone scagliandosi contro i profughi e l’apertura di
questo centro, aprendo di fatto la campagna elettorale all’interno
della città ancora una volta sulla pelle dei profughi e dei cittadini,
come successo in precedenza a Tor Sapienza e a Casale San Nicola. E’
bene chiarirlo subito: non si aggiungono problemi a problemi. Per
questo non si può lasciare posto alla propaganda tossica di chi ha
governato per cinque anni come Alemanno, o a personaggi come Meloni,
Salvini e i loro nuovi alleati di Casapound, nascosti sotto sigle
sempre diverse e addirittura “comitati di cittadini”, pesantemente
invischiati in Mafia Capitale e nel business delle emergenze, e quindi
nella mala gestione di Roma. Né si può schierarsi a favore
dell’amministrazione uscente e del Partito Democratico, che in questa
città hanno fatto una gestione scandalosa di tutte le questioni
sociali, dalla casa ai campi rom ai migranti, mantenendole sempre in
una situazione di emergenza al fine di poter fare facile business sul
bisogno di trovare soluzioni immediate. Peccato che, una volta spenti
i riflettori e andate via le Tv compiacenti con la parte politica di
turno, ciò che rimane agli abitanti dei quartieri siano solo problemi
sociali, degrado e abbandono che dimostrano la noncuranza di partiti e
giornali per i veri problemi delle periferie.

Prova ne sia la gestione della vicenda Ponte Mammolo, alle origini
anche della questione di via del Frantoio. L’11 maggio le ruspe hanno
sgomberato l’insediamento di Ponte Mammolo, abitato da centinaia di
persone (compresi rifugiati e richiedenti asilo, e quindi aventi
titolo ad una protezione umanitaria mai offerta). Al quartiere dunque
è rimasto un cumulo di macerie contenenti anche componenti tossici
come l’amianto, mentre le persone sgomberate dalla baraccopoli sono
andate a ingrossare le fila dell’emergenza accoglienza e sono stati
spostate nientemeno che come oggetti dal parcheggio della metro dove
sono rimaste per settimane al Baobab di via Cupa (“centro
d’accoglienza” invischiato nelle maglie di Mafia Capitale), alla
tendopoli sul piazzale Est della Stazione Tiburtina, e poi
“redistribuiti” in diverse strutture. Un balletto indecente sulla
pelle delle persone e sui quartieri, buono solo per la campagna
elettorale e per soffiare sul fuoco della guerra tra e ai poveri mossa
da più parti di questa città, dove le questioni sociali vengono
trattate con sempre più frequenza come un problema di ordine pubblico,
senza mai offrire soluzioni vere.

E infatti nessuno parla di asili e scuole stracolme che chiudono per i
tagli, o che non riescono ad accogliere il numero di bimbi che
dovrebbero per eccesso di iscrizioni; nessuno parla della piaga degli
sfratti che si stanno moltiplicando nel quartiere e che vedono anche
l’uso di forza pubblica, come successo pochi giorni fa a via di Casal
Bianco per buttare fuori di casa una famiglia di coniugi con gravi
disabilità; nessuno parla degli sgomberi e dei diritti basilari negati
a chi ha occupato stabili vuoti perché in emergenza abitativa e senza
alcuna possibilità di accedere ad un alloggio popolare; nessuno parla
della piaga dei trasporti che non funzionano e che rendono la vita
impossibile di studenti, lavoratori, pendolari; per non parlare della
disoccupazione e delle forme di lavoro precario, sottopagato o con
grave impatto sociale (come le sale slot) che sta cambiando la
fisionomia di questo territorio, o delle questioni legate alla sanità
e alla vivibilità del territorio.

Quando gli avvoltoi si stancheranno di volteggiare intorno a Tiburtino
III e di alzare polveroni mediatici per fini elettorali, il quartiere
rimarrà esattamente come prima, con i suoi problemi di trasporti,
scuola, sanità, emergenza abitativa. E’ ora di smettere di stare in
silenzio, e concentrarsi sui veri problemi che affliggono questo
territorio e le persone che lo abitano, organizzandoci insieme, dal
basso, e dando la priorità alle sofferenze e alla povertà che ci sta
intorno.

 

IL VERO DEGRADO SONO POLITICI E AFFARISTI CHE SPECULANO SULLA PELLE DEI MIGRANTI E DELLE PERIFERIE!

 

Nodo Territoriale Tiburtina

 

nodo

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